Varren - Per le vittime della strada
Varren - Per le vittime della strada
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Varren mantiene, costantemente, il suo occhio di artista impegnato sulla realtà umana, soprattutto quella più tragica. In quest'opera tutto il suo geometrismo metaforico si concen tra nella non-visione della ritrattistica o dell'im magine intesa come ricalco naturalistico. Ecco, dunque, la creazione di un universo dominato dal cerchio, che non è più la sfera celeste, cele brata da poeti, scienziati ed artisti vari, ma la coscienza del mezzo, dell'utile che diventa segnale, indicazione e, purtroppo, conclusione. Il cerchio è la ruota utile al movimento dinamico del mezzo di cui, costantemente, ci servia mo, l'automobile, e con la quale possiamo produrre non solo comodità operativa, ma anche, disgraziatamente, autentici crimini, gli omicidi stradali. Non vi è rappresentazione gotica o, semplicemente, truculenta; Varren pone il suo cerchio-ruota al centro del tutto, ma non pressa o scivola su alcunché; sovrappone una danza di triangoli rossi, vuoti ma stabili: sono gli stru menti che indicano, normalmente, l'incidente, il segnale classico di pericolo e di avvertimento. Si replicano attraversati e legati dal filo scuro del destino, che non è il "fatum" antico, ma l'azione sbagliata dell'uomo che, sulla strada (non solo quella d'asfalto), crede di esserne il sovrano assoluto, di dominare il suo percorso anche infrangendone le regole più elementari di sicurezza. E nella parte superiore dell'ope ra, ecco comparire un'immagine "reale": una mano più adulta si congiunge con una più gio vane. E il soccorso, fìsico e morale, che l'uno dà all'altro, è un richiamo all'incrocio mistico del braccio nudo di Cristo che si sovrappone a quello immanicato di San Francesco. Varren, in questa denuncia informale, parla alla coscienza di ciascuno.
(Mario Bizzoccoli)